2 Domenica di Pasqua – Festa della Divina Misericordia

I racconti del Vangelo di queste domeniche ci narrano i diversi incontri di Gesù risorto con i suoi discepoli, ancora impauriti e increduli per lo scandalo della sua passione e insieme stupefatti per la gioia di vedere il loro amico e maestro nella condizione di Signore Risorto. Mettiamoci noi pure alla scuola del Risorto per imparare, come i primi discepoli, a riconoscere la sua presenza sperimentando i frutti sempre vivi e attuali della sua passione e morte: la riconciliazione con Dio, con noi stessi e con gli altri, il perdono dei peccati, la pace e la gioia. Così vivremo anche noi da risorti, in una vita rinnovata. I primi discepoli a poco a poco sono giunti a comprendere che la passione del Signore era necessaria perché la misericordia di Dio fosse a tutti manifesta e a tutti donata attraverso l’effusione dello Spirito Santo. Certo, Gesù risorto è stato molto paziente con i suoi discepoli, così come lo è con noi. Li rimprovera per la loro poca fede, ma nello stesso tempo li rinfranca e li rincuora. Si presenta ad essi come il Vivente, portandoli progressivamente a una vera fede nella sua resurrezione. Con nostra sorpresa, si fida nuovamente di essi, tardi e duri di cuore, li appassiona, per poi inviarli nel mondo, una volta ricolmi della pienezza dello Spirito Santo, come testimoni e annunciatori della sua misericordia. Quanto più, infatti, noi amiamo il Signore, tanto più avremo modo di conoscerlo e di testimoniarlo ai fratelli. La sapienza del santo papa Giovanni Paolo II, sostenuto dalle rivelazioni private di Gesù a suor Faustina Kowalska (1905-1938), una religiosa di Cracovia, definita l’apostola della Divina Misericordia (che lo stesso Pontefice ha avuto la gioia di dichiarare santa nell’anno 2000), ha maturato in lui la convinzione di elevare, in la seconda domenica di Pasqua, un grande e corale inno di ringraziamento per il dono pasquale di Cristo, proponendola a tutta la Chiesa come “domenica della divina Misericordia”. Dio ci chiede di essere rimesso al centro, di lasciarci raggiungere dalla sua misericordia infinita, di contemplare il suo Mistero trinitario, per sentirci sempre, dentro ogni circostanza, figli amati nella loro fragilità dalla forza di un amore più grande, così da poter portare al mondo l’annuncio di vita e di speranza che non ci lascia mancare. Solo, infatti, se ci lasceremo abbracciare dalla misericordia divina, se avremo per primi sperimentato e goduto noi stessi della tenerezza del suo perdono, sapremo, a nostra volta, impegnarci ad essere misericordiosi con gli altri, così come il Padre lo è con noi. La Pasqua del Figlio è dunque rivelazione piena della misericordia del Padre, testimoniata dall’effusione dello Spirito Santo nel cuore degli uomini (Rom 5,5). Testimoniare la misericordia di Dio ci impegna a curare con sollecitudine le ferite, a volte laceranti, che scopriamo in tanti nostri fratelli e sorelle attorno a noi con l’olio della consolazione e con la solidarietà, a cominciare dai nostri familiari. Rivestiti della misericordia di Dio, sentiamoci provocati a guardare le miserie del mondo, ascoltando il grido di coloro che invocano aiuto, a partire sì dal nostro ambiente, ma non limitandoci ad esso. Tutto il mondo è coinvolto in questa terribile situazione. Non dimentichiamo però che certi popoli poveri sono sprovvisti di risorse, di strumenti scientifici, di mezzi materiali, esposti molto più di noi al rischio della malattia, della povertà, della fame, dell’isolamento, della morte. Metterci nello stato d’animo di chi vuol condividere le sofferenze dei fratelli è già vivere una comunione intensa, che spezza le barriere dell’indifferenza, quella che spesso sappiamo costruire attorno a noi per coprire il nostro egoismo, appoggiando la “politica dello scarto”.

La luce del Mistero pasquale illumini la vita della nostra Chiesa, quella delle nostre famiglie, dei giovani, dei numerosi poveri che sono tra noi.