Mons. Angelo Giurdanella

PASQUA 2024

Un amore che fa ardere il cuore!

Carissimi,

ci ritroviamo spesso come quei due discepoli che, la sera di Pasqua, fuggivano da Gerusalemme verso Emmaus “con il volto triste” perché, con la morte di Gesù sulla croce, sembrava che tutto fosse finito.

Li sentiamo compagni di viaggio, questi discepoli, in tanti momenti della nostra vita, in tanta stanchezza, in tanti segni di violenza e di ingiustizia che rendono così pesante la storia dei nostri giorni.

E però, è proprio in queste situazioni e in questi momenti che il Risorto vuole parlarci.

Permettiamo la “corsa della Parola di Dio” – al centro di quest’anno pastorale – quando ci apriamo a un dialogo intimo con Gesù che, con tanto affetto, ci raggiunge nella concretezza della nostra esistenza.

Lasciamo allora, in questa Pasqua, anzitutto che il Signore ci parli, e che possa farlo nei momenti lieti come in quelli bui della vita. Lasciamoci scuotere dal suo dolce rimprovero: “Stolti e tardi di cuore …”

Proprio per questo lasciamoci, non tanto e non solo istruire, ma “toccare” nel cuore dalla Parola.

Per scorgere come ci ama un Dio che si fa uomo, che soffre per noi, che – risorto – non forza nessuno, non fa segni eclatanti, ma si mette accanto a noi nel cammino con enorme pazienza!

Gesù si fa accanto e ci aiuta a capire il senso di tante sofferenze

Nel loro cammino i discepoli di Emmaus hanno lasciato che il pellegrino sconosciuto, che si era loro affiancato, spiegasse le Scritture e, nelle Scritture, quella logica che spesso ci scandalizza: la croce.

Anche noi non capiamo spesso perché il Signore permetta tanta sofferenza, spesso innocente.

Se lasciamo che le Scritture diventino il nostro pane quotidiano, scopriremo che Dio anche nella sofferenza e nellecontraddizioni della vita, non solo ci resta accanto, ma “ci chiama per nome” e ci fa comprendere come le prove,

-4-

soprattutto quelle che subiamo per amore, dilatano il nostro cuore e ci aprono a un rapporto con il Signore, non “per sentito dire”, ma come relazione viva.

Per questo vi rinnovo il convinto invito ad ascoltare e meditare ogni giorno la Sacra Scrittura.

Invito anche chi dice di non credere, ma è ricerca di un senso della vita; invito chi è nel dubbio.

Invito tutti a prendere in mano il Vangelo e a cogliervi i tratti di Gesù che svela Dio come Padre.

La lettura del Vangelo ci permette di abbandonare immagini di Dio troppo modellate su di noi,

ci porta in profondità per poter, come Agostino, trovare o ritrovare quella “bellezza tanto antica”, quel “Maestro interiore” che tutti ci abita dentro, un Dio che con tutti vuole “intrattenersi come con amici”.

Quando chiediamo all’altro di restare con noi, cambia lo sguardo e arde il cuore

C’è un passaggio importante nel brano dei discepoli di Emmaus: gli occhi si aprono dopo che, avendo Gesù spiegato loro il senso delle Scritture, essi chiesero al pellegrino di restare “con” loro.

Le Scritture si capiscono frequentandole, ma ancor più praticandole.

E poi il modo con cui Gesù spezza il pane avrà fatto emergere in loro quanto aveva fatto la sera prima della sua morte: farsi pane per noi! Ed ecco che cambia lo sguardo e arde il cuore.

Ancora oggi anche noi possiamo ritrovare nel segno del pane spezzato, nell’Eucaristia (anzitutto domenicale!) Gesù che continua a donarsi a noi e che ci invita, come lui, a donarci ai nostri fratelli.

La “corsa della Parola” ci porta alle soglie del mistero e, al tempo stesso, alla mensa aperta e condivisa.

La “corsa della Parola” ci chiede di aver cura gli uni degli altri.

La “corsa della Parola” diventa fraternità, affetto preferenziale per i poveri, custodia della Casa comune.

Per questo rinnovo l’esortazione molto convinta ad invitare i più soli o fragili alla mensa familiare, per ritrovare un Dio che si china sempre su di noi per risollevarci e per farci “volare su ali di aquila”.

Come scriveva don Lorenzo Milani, grande testimone del nostro tempo, a Nadia Neri: “Quando avrai perso la testa, come l’ho perso io, dietro poche decine di creature, troverai Dio come premio”.

I poveri si amano come amiamo le persone più care: “perdendo la testa” per loro.

I poveri, per questo, non misuriamoli con numeri, accogliamoli “uno ad uno”, con le loro contraddizioni, anche quando non dicono grazie. Accogliamoli come fratelli in cui è presente Cristo.

Senza distinzioni di razza, di fede, di appartenenza sociale.

Lasciarsi trasformare vista e cuore ci fa incontrare da fratelli

Ed ecco che – quando la relazione con il Signore nelle Scritture, nell’Eucaristia, nei poveri, diventa vera, sponsale,perseverante – nasceranno meraviglia e gioia, insieme al desiderio di “incontrare i fratelli”.

Ed ecco che i due discepoli fanno ritorno a Gerusalemme e si ritrovano con gli altri.

Ed ecco che anche noi costruiamo e ricostruiamo rapporti di comunione: lasciarsi trasformare vista e cuore ci fa incontrare come fratelli, accogliendoci nelle nostre differenze, convergendo nel bene.

Non c’è regalo più bello e vero che possiamo farci gli uni gli altri per la Pasqua: accogliersi come fratelli e, con i diversicarismi e ministeri, convergere tutti nell’edificare la comunità e annunciare il Vangelo.

Così, con una comunione vera, saremo credibile segno di unità anche per il mondo.

A servizio di questa comunione penso i carissimi Daniele La Porta e Francesco Ingrande, che riceveranno gli ordini sacri per servire la comunione e stimolare la missione.

Don Daniele La Porta sarà ordinato presbitero il 6 aprile, Francesco Ingrande sarà ordinato diacono il 20 aprile. Nel seguire con vicinanza partecipe tutta la comunità del Seminario, a cui rinnovo il mio speciale affetto, ho potuto conoscere la generosità e sapienza di Daniele, Francesco ed Erasmo ma anche di Leandro e Cristian. Questo vostro sì è un

-8-

messaggio, innanzitutto, per i vostri coetanei. In questa cultura della distrazione che spesso seduce e disorienta molti giovani, il vostro sì afferma la cultura della vocazione, per cui la vita non è né caso fortuito né cieco destino, ma è disegnopieno d’amore proposto alla nostra spesso capricciosa ma sempre inalienabile libertà. La vita non è avventura solitaria, è una storia d’amore, che se genera dedizione gratuita e appassionato servizio, conosce la gioia del centuplo evangelico. Il vostro sì è un messaggio per le nostre comunità, che se non vivono la dinamica del pane spezzato, non possono celebrare la vita come dono ricevuto, e quindi non possono educare a spenderla come dono da condividere per salvare la vita degli altri.

Invito, per questo, tutti a gioire di vocazioni che sono un dono grande alla nostra Chiesa e suggeriscono ai giovani di ritrovare ognuno la propria vocazione.

Auguro a Daniele e Francesco, come ama dire spesso papa Francesco, di essere ministri con “odore di pecore”, gioiosi e coraggiosi testimoni del Risorto abitando le strade della vita.

Un augurio che si estende a tutti i presbiteri e ai diaconi: i primi chiamati a presiedere aiutando il discernimento comune; i diaconi ad adunare la comunità, con attenzione a tutti e ai poveri in particolare. Sempre, per questo, nella comunione, mai come battitori isolati! Sempre convergendo nella sinfonia della Chiesa locale.

Il cerchio degli auguri però si allarga a tutti. Il mio augurio vuole raggiungere tutti i luoghi della vita: penso alle famiglie, ai giovani, ai bambini e agli anziani, alle parrocchie, alle comunità religiose, alle scuole, agli ospedali, alle case di

riposo, a tutti i luoghi di lavoro, agli agricoltori, ai servizi per il bene comune, alle donne e agli uomini delle Istituzioni, alle forze armate e di Polizia, alle associazioni e cooperative.

Ecco, allora, il mio augurio: che ogni giorno possiate spegnere la vostra sete d’amore al fiume d’acqua viva che sgorga dal cuore trafitto del Crocifisso – Risorto! Che la vostra vita diventi una fontana zampillante per la sete di tanti fratelli e sorelle che incrocerete sul vostro cammino!

Vorrei stringere la mano di ognuno, scambiare un abbraccio di pace veramente con tutti: con chi crede e chi dice di non credere, con chi si è fermato e chi è in cammino, con le sorelle e i fratelli musulmani e di altre fedi.

Voglio abbracciare, in modo tutto particolare, chi fa più fatica, chi viene da lontano, chi attraversa prove (piccole o grandi che siano), chi ama e chi spera e ogni giorno rende più bello il mondo.

Maria, madre di Gesù e madre nostra, Regina del Paradiso, San Vito, San Pascasino e tutti i nostri santi patroni intercedano per noi!

Buona Pasqua, di vero cuore!

Mazara del Vallo, 3 marzo 2024

III Domenica di Quaresima

– 10 –

† Angelo Vescovo