Attraverso il tempo di Avvento ci prepariamo a celebrare il S. Natale di Gesù, segno della nostra speranza: Dio si fa uomo oggi e viene nella nostra umanità fortemente segnata da paure, tensioni e scoraggiamenti. Auspicavamo di rientrare in noi stessi per guardare con occhi nuovi la Storia e l’uomo, costruire un’umanità nuova abbattendo muri e steccati, realizzare ponti di umanità sui quali poter attraversare mari e terre, per incontrarci come unico popolo. Quest’anno viene chiesto a noi credenti di aprire un maggior credito al Dio della storia, Lui che fa nuove tutte le cose, Lui che ravviverà speranza e fiducia affinché si operi per il bene personale e di tutta l’umanità. Comprendiamo più che mai, oggi più di ieri, significa una precisa certezza: Dio non ci ha abbandonati, non siamo soli ma Lui è con noi. E d’altronde il nome Emmanuel, che sentiremo nella Parola che sarà proclamata in preparazione al Natale, significa esattamente: “Dio con noi”.Soprattutto quest’anno, dobbiamo considerare l’Avvento come un tempo di grazia per tutti. Ascoltando e meditando le letture delle quattro domeniche che precedono il Natale ci renderemo conto che viviamo in un contesto che ha messo da parte Dio, lo ha completamente dimenticato. Nel cammino sinodale che stiamo facendo come Chiesa italiana, attraverso “I cantieri di Betania” abbiamo l’opportunità di volgere lo sguardo verso l’umanità intera con l’occhio della misericordia, l’orecchio di chi ascolta, il gusto della fraternità, il profumo della speranza che non muore, le mani che lavorano, investendo con cuore, mente, fatica, sudore e rinnovato entusiasmo. È in questi cantieri che Gesù torna a nascere! Invitati a guardare la miseria di Betlemme dove il bue e l’asinello insegnano a noi uomini come coccolare, difendere, riscaldare la vita. Questo significa che non sarà veramente Natale se resteremo a gingillarci tra nenie, luminarie e personaggi del presepe, anziché adorare il “Dio carne”, Dio che torna a farsi carne ancora oggi e chiede cura e chiede aiuto. Siamo tutti invitati a lavorare abitati costantemente dal suo sguardo! È nel buio che si avverte l’urgenza della luce: luce che illumini le coscienze e ci porti ad essere operai responsabili che ergono mura di fraternità, convivenza, giustizia necessarie e indispensabili per una pace vera e duratura. E a questo compito ineludibile noi cristiani siamo chiamati non in nome di una vaga amicizia, ma del nostro amore in Lui, per Lui che ci fa “tutti e insieme”. Per noi Gesù è la luce che viene nel mondo e porta la pace. Noi accogliendo la Luce diventiamo luce nei luoghi che abitiamo quotidianamente, seminando pace, fraternità, accoglienza.

Nel recente Congresso Eucaristico Nazionale, celebrato a Matera dal 22 al 25 settembre scorso, Papa Francesco, ci ha insegnato che è possibile ritornare al gusto del “tutti e insieme” per fronteggiare la vita, se “ritorneremo al gusto del pane eucaristico”, Cristo Gesù, che andrà contemplato in modo nuovo perché risulti sempre vivo il suo Natale. Papa Francesco: “Ecco allora la sfida permanente che l’Eucaristia offre alla nostra vita: adorare Dio e non sé stessi, non noi stessi. Mettere Lui al centro e non la vanità del proprio io. Ricordarci che solo il Signore è Dio e tutto il resto è dono del suo amore. Perché se adoriamo noi stessi, moriamo nell’asfissia del nostro piccolo io; se adoriamo le ricchezze di questo mondo, esse si impossessano di noi e ci rendono schiavi; se adoriamo il dio dell’apparenza e ci inebriamo nello spreco, prima o dopo la vita stessa ci chiederà il conto. Sempre la vita ci chiede il conto. Quando invece adoriamo il Signore Gesù presente nell’Eucaristia, riceviamo uno sguardo nuovo anche sulla nostra vita: io non sono le cose che possiedo o i successi che riesco a ottenere; il valore della mia vita non dipende da quanto riesco a esibire né diminuisce quando vado incontro ai fallimenti e agli insuccessi” . L’auguro a tutti di vivere questo tempo di Avvento in un cammino sinodale che ci permetta di lavorare nei cantieri aperti per appianare la strada che davanti a noi appare difficile e piena di enormi difficoltà. Con l’impegno di ciascuno di esser capaci di costruire la strada della fiducia, della convivenza rispettosa, della pace, bandendo ogni forma di lotta e di guerra, della giustizia.

All’Emmanuele, il Dio con noi, chiediamo che ritorni ad abitare nei nostri focolari domestici, riaccenda il fuoco dell’amore. “La Madonna, Vergine dell’Avvento, ci aiuti a non considerarci proprietari della nostra vita, a non fare resistenza quando il Signore viene per cambiarla, ma ad essere pronti a lasciarci visitare da Lui, ospite atteso e gradito

anche se sconvolge i nostri piani”.

Buon cammino d’Avvento.