Pantelleria 16 Ottobre 2019 

San Fortunato

Ed Eccoci ai saluti,

intanto quelli di benvenuto a Don Melchior, con un nome così importante, come quello di uno dei magi, puoi essere per noi solo un dono. Dalla Chiesa d’India a quella Italiana.

Ed è straordinario come cambiano le prospettive, come noi panteschi ci ritroviamo a dover ringraziare il cielo perché finalmente una comunità religiosa scelga di stare con noi, per noi.

Straordinario perché mai ci saremmo aspettati arrivaste da così lontano. Ma, si sa le vie di Dio sono assolutamente distanti dai nostri pensieri e dai nostri progetti!

E poi i saluti di commiato che non vogliono essere tristi.

Siamo ormai diventati troppo bravi, ci siamo, per così dire, abituati anche a questo. A vite che si incontrano, a storie che si condividono, ad amicizie che restano oltre le distanze.

Quando sei arrivato Padre Paul ci aspettavamo un sacerdote italiano, di questa congregazione nuova, piena di vocazioni e di fermento.

Sei arrivato tu, camerunense fiero e spiritoso, pieno di energia, amante appassionato del canto. Schietto e diretto, senza troppi fronzoli.

Capace di passare dalla tua bella intensità di preghiera durante le nostre lectio divinae, all’allegria necessaria nelle feste, trasmettendo tutta la gioia della tua gioventù.

La tua risata fragorosa certamente nessuno di noi la dimenticherà.

Grazie per questo tempo condiviso, grazie per essere stato per noi e con noi strumento poderoso dell’Amore di Dio.

Auguri per la tua vita, ovunque essa ti porterà.

Porta a tutti la potenza della forza dell’Amore più grande, quello che ti ha convertito e che ogni giorno converte ognuno di noi.

I giusti saluti anche per te Don Showry, per dirti grazie per il tuo carattere docile, per il tuo desiderio di ordine ed organizzazione, per la tua volontà ferma di unire.

Per il tempo che ci è stato concesso sei stato un parroco che ci ha fatto sentire figli accolti, pensati, considerati, amati.

La porta dell’ufficio parrocchiale aperta per molte ore al giorno è stata il segno visibile ed immediato di questa tua capacità di accoglienza.

L’attenzione agli assenti, la ricerca di nuove strade per arrivare ad ogni pantesco, la volontà determinata di aprire e seguire il sito della nostra comunità, la dolcezza del tuo modo di comunicare, segni evidenti per noi del tuo profondo desiderio di essere parroco per tutti e di tutti.

Andrai a Firenze, dove molti dei nostri figli studiano e lavorano, e lì,sicuramente, ci incontrerai ancora.

Dal profondo del cuore ti auguriamo ogni bene.

Noi panteschi per indole isolana siamo ospitali per cui non possiamo fare a meno di dirvi, Padre Paul e Padre Showry che potete tornare a trovarci ogni volta che vorrete e potrete.

La distanza non cancellerà in nessun modo l’affetto, le amicizie.

Il cuore di Dio sarà custode nel tempo di questo tratto di vita e preghiera che abbiamo condiviso.

Lui stesso, autore di ogni nostro respiro, renda possibile ogni giorno la conferma della vostra vocazione.

La comunità di Pantelleria

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Lettera di Stefano Ingrosso


“News 24965, PantelleriaInternet 21/10/2019”

Sull’isola di Pantelleria le persone vanno e vengono: turisti, colleghi, amici, famigliari… e sacerdoti! A volte qualcuno si ferma, a volte qualcuno scappa… ad ogni modo tutti siamo spettatori di partenze e di arrivi che troppo spesso si alternano. Tutti questi avvicendamenti, per i cittadini di quest’isola, sono diventati parte della vita quotidiana e ci hanno fatto abituare a sentimenti forti espressi con saluti, ringraziamenti e lacrime. Proprio con questo tumulto di sentimenti provo anche io a rivolgere il mio saluto – seppur da lontano – a voi, Don Shawry e Don Paul. Ho cercato di fermare sulla carta – spero con un minimo di successo – l’emozione forte ed i pensieri di tutti: i presenti, gli assenti, gli indifferenti, i malati, quelli che guardano da lontano, e coloro che hanno gi&agr ave; lasciato l’isola.

Il momento del saluto ad un parroco è un momento particolarmente delicato perché il sacerdote non “lavora” in un ufficio, ma è testimone di vita e fratello e padre nella grande famiglia che è la parrocchia. Fratello e padre… questo sei stato tu Don Shawry e tu Don Paul. Ma più di ogni altra cosa siete stati, e continuate ad esserlo, Ministri di Dio, suoi preziosi strumenti a cui avete prestato la voce per far riecheggiare forte su quest’isola la Sua Parola. E anche quando il vento energico, tempestoso e gelido dell’indifferenza sembrava sopraffarvi e spazzare via le vostre parole, voi avete saputo rispondere con umiltà e semplicità, fiduciosi, proprio come gli uomini di mare, che quella tempesta com’era arrivata così sarebbe passata. La vostra presenza &e grave; stata testimone ed interprete di uno dei princìpi formulati dal Concilio Vaticano II: i sacerdoti sono stati presi fra gli uomini e costituiti in favore degli uomini stessi nelle cose che si riferiscono a Dio, per offrire doni e sacrifici: essi vivono in mezzo agli uomini e costituiti come fratelli in mezzo ai fratelli. I vostri gesti e le vostre parole hanno dimostrato quella consapevolezza di agire sempre nel nome di Dio, soprattutto verso gli ammalati, i poveri, le persone anziane, i portatori di handicap, e i ragazzi che particolarmente avete avuto a cuore perché costituiscono il futuro di questa società. Una società, questa di Pantelleria, in cui avete creduto fin dall’inizio del vostro mandato e in cui mai avete smesso di credere.

Guardando indietro a questi pochi ed intensi anni che avete trascorso in mezzo alla comunità, tanti sono i ricordi che affiorano. Ma è un po’ come riavvolgere il nastro: andando indietro non si può esprimere tutto quello che è impresso perché, si sa, le cose dette al contrario sono incomprensibili. Però mi accorgo che più questo nastro va indietro e più grande diventa la bobina: risultato, questo, del lavoro che voi avete fatto in questi anni. E quando talvolta questo nastro nel riavvolgerlo si inceppa, salta fuori qualche ricordo, bello tanto quanto gli altri già riavvolti: come dimenticare il sorriso con il quale avete sempre accolto tutti; la delicatezza dei vostri conforti e dei vostri consigli scevri da qualsiasi giudizio e compassione, anzi carichi di esortazioni e di in dicazioni tanto semplici quanto chiare; l’entusiasmo con cui avete sempre accolto ogni proposta; la fiducia che avete sempre riposto in tutti, senza pregiudizio alcuno; la pazienza avuta nell’ascoltare tutti e nel raccogliere le esigenze di ognuno; la giusta ma benevola imposizione delle vostre scelte, adottate sempre con garbo e pacatezza e mai con superbia e rabbia; la gioia dei momenti trascorsi con i ragazzi a messa, sul sagrato, in oratorio, al catechismo, al campetto ed al cinema; le composte ammonizioni di atteggiamenti e comportamenti sbagliati. Questi ed altri momenti hanno caratterizzato nel tempo il rapporto vissuto tra voi sacerdoti e noi comunità.

Sarebbe bello fermarsi ancora un po’ a ricordare qualche altro momento, ridere ancora per qualche stupidaggine o piangere di nuovo per qualche sbaglio. Ma siamo giunti alla fine. Abbiamo riavvolto tutto il nastro. Non ci resta che consegnarlo a Dio, il regista di tutto, colui che sa e conosce il ruolo di tutti i momenti e di ognuno di noi nel copione della vita. Ed anche questo saluto, vissuto con tristezza, ha la sua parte in questo copione: ci proietta da subito verso una nuova esperienza con Don Ramesh, Don David e Don Melchiorre, coloro in cui ognuno di noi troverà un nuovo padre, un nuovo fratello, ma sempre e comunque un testimone dell’amore di Dio. L’inizio quasi sicuramente non sarà facile: per loro, che si trovano proiettati in un nuovo contesto sociale e culturale, e per noi comunità di Panteller ia, che rivive i freschi ricordi dei momenti trascorsi con Don Shawry e Don Paul. Ognuno di loro, come ognuno di noi, si troverà di fronte ad uno tra i più classici dubbi: di chi fidarmi? Io credo che per sapere di chi fidarsi bisogna prima di tutto compiere un atto di fede! Ed è proprio quello che noi cristiani siamo chiamati a fare.

L’invito che rivolgo a tutti noi è di non anteporre barriere e pregiudizi con preconcetti e false prime impressioni, ma di lasciarci guidare: saremo ancora tutti protagonisti di un nuovo copione da registrare e da consegnare a Dio Padre.

Stefano Ingrosso